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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-01-15

Sul nucleare il governo, come ha raccontato l’Unità, sembra avere molta fretta. Ma intanto sta facendo di tutto per tenere fuori il tema dalla campagna elettorale.

"È chiaro che hanno messo il carro davanti ai buoi", invita a smascherare il gioco Pier Luigi Bersani:

"Ma non possono dire alle Regioni arrivederci e grazie, decido io dove mettere le centrali nucleari".

Roberto Cota, da leghista, del "nucleare di seconda generazione" fa una bandiera.

Ma, da candidato alla presidenza del Piemonte, piuttosto che affrontare l’argomento, preferisce darsi alla fuga.

"Il problema della localizzazione delle centrali nucleari - assicura il candidato di Lega e Pdl in Piemonte - non è all’ordine del giorno".

Davvero? Sarà per questo che la trasmissione Ambiente Italia, il 2 gennaio, ha affrontato il tema in diretta da Trino Vercellese, uno dei luoghi "deputati" ad accogliere il piano nucleare del governo.

Il costo dell'atomo . Nucleare, il Pd sfida l'esecutivo "Dica quale sceglie tra questi siti"

Una mappa del 1979 indica 45 zone idonee per le centrali

Realacci: "Il governo non parla perché non vuole compromettere le elezioni"

Bonino: "No al nucleare"

I Verdi appoggiano la candidatura di Emma Bonino alla presidenza della Regione Lazio. La decisione è stata formalizzata al termine di un incontro tra Bonino e il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli nella sede dei radicali. "I Verdi sostengono Emma Bonino - ha detto Bonelli - al centro di questa coalizione. Abbiamo detto a Emma Bonino quali sono le nostre priorità: la tutela dei parchi e l'ampliamento del parco dell'Appia Antica, un piano energetico che dica no al carbone e sì alle rinnovabili, l'inutilità a un nuovo inceneritore ad Albano e un no deciso al nucleare, questione su cui abbiamo riscontrato il suo accordo".

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

40° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero:

 

 

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2010-01-15

 

 

 

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2010-01-15

 

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2010-01-15

Il costo dell'atomo

Nucleare, il Pd sfida l'esecutivo

"Dica quale sceglie tra questi siti"

Una mappa del 1979 indica 45 zone idonee per le centrali

Realacci: "Il governo non parla perché non vuole compromettere le elezioni"di ANTONIO CIANCIULLO

ROMA - "E' questa la mappa all'interno della quale si sceglieranno i luoghi in cui costruire le centrali nucleari. Il governo non lo dice perché vuole continuare a mentire agli elettori assicurando in ogni regione, fino all'appuntamento con le urne, che gli impianti verranno collocati altrove. Ma l'elenco è qui, perché non discuterne adesso? Se non parliamo di energia, di lavoro e di sicurezza di cosa vogliamo parlare in campagna elettorale?" Ermete Realacci, del coordinamento del Pd, mostra una cartina dell'Italia con 45 località cerchiate: i punti in cui è possibile collare un reattore. E' un documento preparato dal Cnen (Comitato nazionale per l'energia nucleare) nel 1979 incrociando i dati sul rischio sismico, sulla popolazione e sulla disponibilità di acqua.

"Da allora poco è cambiato: è questa la rosa entro cui scegliere", continua Realacci. "In Sardegna ci sono 5 siti, ma prima delle ultime elezioni il presidente del Consiglio ha assicurato che l'atomo non sbarcherà sull'isola. In Veneto ci sono 4 siti ma il presidente della Regione Galan ha messo le mani avanti parlando di pericolo subsidenza. La stessa scenetta si è ripetuta in Puglia e in altre regioni. E' un gioco delle tre carte in cui rientrano anche i conti economici che non tornano".

 

Nel giugno scorso è uscito un rapporto del Massachusetts Institute of Technology di Boston in cui si sostiene che in un'economia di mercato il nucleare non è competitivo rispetto al gas. Dal 2003 i costi di costruzione delle centrali atomiche sono aumentati in media del 15 per cento all'anno: nel 2007, secondo il Mit, realizzare una centrale nucleare costava 4.000 dollari per chilowatt contro i 2.000 di quattro anni prima. E i dati di mercato confermano l'analisi. A luglio la società francese Areva ha chiesto al Canada 4.500 euro per chilowatt - più della stima del Mit - per realizzare una centrale: il progetto è stato sospeso.

 

 

In tutto l'Occidente sono in costruzione due soli impianti nucleari, uno in Francia a Flamanville e uno in Finladia a Oikiluoto. La centrale di Oikiluoto, la più avanzata, ha già subito un aumento dei costi del 60 per cento e le cifre continuano a salire trainate dai continui ritardi. Il 22 ottobre è stata resa ufficiale una pesante critica all'impianto firmata da tre agenzie per la sicurezza nucleare: la francese Asn, la britannica HSE'sND, e la finlandese Stuk.

"Continuiamo a pagare una tassa di 400 milioni di euro sulle bollette elettriche per smaltire le scorie del vecchio nucleare: andarsi a cercare altri debiti è una follia", conclude Realacci.

"Meglio seguire il mercato che sta premiando chi punta sull'innovazione, l'efficienza e le fonti rinnovabili: la spinta della green economy può produrre in Italia un milione di posti di lavoro. Mentre la maggioranza votava in Senato una mozione di critica al solare a concentrazione, una tecnologia perfezionata da Carlo Rubbia, Germania e Francia, con il sostegno Ue, decidevano di investire 400 miliardi di euro nell'operazione Desertec che prevede proprio l'uso delle tecnologie che non piacciono al centrodestra".

© Riproduzione riservata (14 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Ambiente

 

 

L'UNITA'

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2010-01-21

Nucleare, avanti a tappe forzate "Serve riformare il Titolo V"

di Roberto Rossitutti gli articoli dell'autore

A tappe forzate verso il nucleare, il vero affare del prossimo decennio per le grandi imprese in Italia. Vale, secondo Confindustria, circa 30 miliardi. Il 70% del quale, auspicano le imprese, destinato all’Italia. Un boccone da mandare giù il prima possibile. Senza troppi ritardi e intoppi. Senza un confronto con quelle regioni che dovranno ospitare le centrali (cinque in tutto, quattro delle quali con tecnologia francese). Per questo a Roma, davanti a centinaia di aziende riunite durante il "Supply Chain Meeting", l’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, ha sostenuto che sarebbe utile riformare il Titolo V della Costituzione, che regola i poteri delle amministrazioni locali e delinea il nostro federalismo. In particolare, per ciò che riguarda la politica energetica. "È necessario - ha chiarito Conti - che tale materia, nell’ambito di una riforma del titolo V della Costituzione, torni di competenza dello Stato, pur nel rispetto delle prerogative locali".

L’uscita di Conti ha il merito di rendere pubblico un argomento finora taciuto. Il manager statale (è nominato dal Tesoro, principale azionista) ha detto pubblicamente quello che il governo sta attuando, in realtà, sotto traccia. Domani al Senato, in commissione Bilancio, si parlerà del decreto che individua i criteri per la localizzazione di impianti e depositi. Il ministro per i rapporti regionali Raffaele Fitto ha raccomandato, attraverso una lettera riservata, al presidente del Senato Renato Schifani di fare in fretta. Anche a costo di scavalcare le regole. Perché da quel decreto mancano le firme di Regioni e Consiglio di Stato, che pure per legge dovrebbero esserci. Il governo, dopo il ricorso di 11 governatori alla Consulta, ha deciso ieri di riunire la conferenza Stato-regioni per il 28 gennaio. E cioè proprio a ridosso della scadenza per la conversione del decreto. In sostanza il governo sta già nei fatti escludendo le regioni dal confronto. Questo anche perché vuole evitare che il dibattito sull’atomo possa entrare nel voto per le regionali del 28-29 marzo. Un timore espresso anche dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Sul nucleare, ha detto il numero uno degli industriali, "in Italia assistiamo a dibattiti superficiali e demagogici".

Eppure di nucleare ancora non si parla. Non si conoscono i siti, i costi reali, il prezzo finale dell’energia prodotta. Ci sono solo stime, contrastanti per altro. Ad esempio, finora si è sempre detto che un reattore francese Epr costi circa 3,5 miliardi. Ed è quello che ancora sostengono Enel e Confindustria, ma non Edf, che invece li costruisce. Secondo la stampa d’oltralpe, che guarda con attenzione alla realizzazione del sito di Flamanville, i costi di un singolo reattore potrebbero addirittura raddoppiare (fino a 7 miliardi di euro).

Tra l’altro non c’è certezza neanche sui tempi. Sempre a proposito di Flamanville, secondo Le Figaro, per la messa in opera del cantiere, prevista per il 2012, ci sarebbe un ritardo di circa due anni. La società, naturalmente, ha smentito la ricostruzione, però lo scorso novembre Edf aveva già ammesso ritardi nei lavori, distinguendo per la prima volta la data di messa in esercizio dell’impianto da quella di commercializzazione dell’energia, indicando implicitamente un ritardo di un anno.

Ritardo accertato, tre anni, in Finlandia dove si sta costruendo un Epr nel sito di Olkiluoto 3. Il colosso francese Bouygeus che sta realizzando l’edificio dei reattori è stato accusato di aver eseguito i lavori (saldature) in modo non conforme già nell’agosto del 2008. Più di recente, poi l’agenzia finlandese di controllo, Stuk, ha nuovamente bloccato i lavori, sempre per problemi legati alle saldature nel circuito primario.

Poca chiarezza, infine, anche sul prezzo finale. Secondo il manager Conti con una programmazione certa le aziende si ripagano l’investimento senza aiuto statale. Eppure Citigroup, leader nei servizi finanziari, sostiene l’opposto e cioè che gli operatori del settore privato non sarebbero in grado di sostenere autonomamente le attività di costruzione. Per avere dei rendimenti certi, allora, le imprese avrebbero bisogno di essere sostenute dalla comunità. Che si troverebbe alla fine a dover pagare 65 euro per ogni megawatt prodotto con l’energia nucleare mentre le stime attuali parlano di 40 euro.

20 gennaio 2010

 

 

 

 

Regioni umiliate da Enel e governo

di Marco Bucciantinitutti gli articoli dell'autore

Due indizi fanno una prova, una mezza dozzina sono un fatto. L’uscita pubblica, forte, voluta dell’amministratore delegato di Enel Fulvio Conti sul nucleare ("è necessario che tale materia, nell’ambito di una riforma del Titolo V della Costituzione, torni competenza dello Stato") segue un filo rosso di comportamenti, omissioni, decreti che rivelano la marcia silente del governo verso le centrali nucleari. La volontà dell’Enel si affianca all’arroganza del ministro per le Regioni Raffaele Fitto, che ha chiesto al Senato di procedere "con urgenza" nel liquidare i passaggi nelle varie commissioni competenti riguardo alla ricostruzione delle centrali e dei depositi di scorie radioattive.

In questa vicenda si è già arrivati in commissione parlamentare senza aver raccolto alcuno dei pareri esterni al Parlamento che il Titolo V - che è la polpa federalista della nostra Costituzione - indica per queste materie: quello del Consiglio di Stato sull’appropiatezza economica e quello delle Regioni sulla fattibilità ambientale e sull’opportunità politica. Alle parole di Conti e ai documenti di Fitto ci sono poi da sommare due decreti successivi, dello scorso anno: nel primo si "inquadra" questo ritorno al nucleare, provvedimento impugnato davanti alla Consulta da 11 Regioni. E poi, nel decreto del 22 dicembre, si prepara lo schema per ricostruire tutta la filiera, dall’approvvigionamento alla produzione fino allo stoccaggio (ma non si parla dello spinoso problema dello smaltimento). Sopra a questo incedere c’è il silenzio accondiscendente del governo, che evita di smentire i dubbi sollevati dalla Regioni e da questo giornale sui siti già grossomodo identificati.

Così sugli amministratori locali timorosi di esser tagliati fuori nella più delicata scelta di gestione del territorio - se e dove ricevere come "pacco" dono dal governo le centrali nucleari - arriva la nerbata dell’Enel, protagonista assoluto della partita. "Si procede per annunci. Altro che federalismo, non c’è più un’azione condivisa, il governo ci ignora, le novità le leggiamo sui giornali", si lamentano dalla giunta toscana. Nicola De Ruggiero, assessore all’Ambiente del Piemonte, trova un parallelismo fra due vicende che interessano la sua terra, il nucleare e la Tav: "Vedo una somiglianza con i vizi della gestione dell’Alta velocità. Tra l’altro, così si compromette la realizzazione. Perché la democrazia è lenta, con le sue concertazioni, con la ricerca di condivisione. Però avanza. Mentre la protervia è veloce, sfacciata: ma sbatte il muso. Quando la Tav fu imposta, non si riusciva ad aprire un cantiere. Quando si è cercato un percorso condiviso, coinvolgendo i comuni della Val di Susa allora il progetto ha trovato concretezza". Sulle parole di Conti, il piemontese si sorprende della "leggerezza" istituzionale, "non tocca certo all’azienda dell’energia riformare la Costituzione. La legge è chiara: lo fa il Parlamento, al limite ricorrendo ai cittadini". È assai meno sorpreso del merito: "C’è un disegno concordato, sottaciuto solo per esigenze elettorali".

Ne sanno qualcosa i candidati di centrodestra alla guida delle Regioni interessate dal voto: anche ieri, sollecitati da giornalisti, ambientalisti, avversari... né Roberto Cota (Piemonte), né Renata Polverini (Lazio), né Luca Zaia (Veneto) e nemmeno Stefano Caldoro (Campania) si sono pronunciati contro le eventuali centrali nucleari sul loro territorio, pressoché certe in almeno tre di queste regioni. L’indomani del voto, il 29 marzo, ritroveranno la parola, c’è da scommetterci.

20 gennaio 2010

 

 

 

 

2010-01-17

Bersani: "Sul nucleare non daremo alcuna tregua"

di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore

Sul nucleare il governo, come ha raccontato l’Unità, sembra avere molta fretta. Ma intanto sta facendo di tutto per tenere fuori il tema dalla campagna elettorale. "È chiaro che hanno messo il carro davanti ai buoi", invita a smascherare il gioco Pier Luigi Bersani: "Ma non possono dire alle Regioni arrivederci e grazie, decido io dove mettere le centrali nucleari".

Su questo - avverte il segretario del Pd - il Partito democratico darà battaglia: "Durante la campagna elettorale chiederemo alla destra di pronunciarsi con nettezza su tutto lo scenario energetico e tecnologico. E ovviamente anche su dove intendono localizzare le centrali nucleari". Perché: "Non possono mica stare zitti e intanto cucinarti in casa una localizzazione senza dirti nulla. È troppo comodo limitarsi a indicare i criteri. Quelli li sa anche un bambino".

Altro che rinvio dell’argomento a dopo le elezioni. "La battaglia ambientale è tutt’uno con quella per l’innovazione tecnologica e la crescita economica: energia e green economy saranno nostri cavalli di battaglia nella campagna elettorale ", scandisce Bersani. Che sul ritorno del nucleare ha un messaggio molto chiaro per il governo: "Non è stagione di fare piani nucleari per uno stato che dal nucleare è uscito e non ha ancora risolto dove mettere le scorie: se non siamo capaci di localizzare un deposito dove mettere gli esiti del vecchio come facciamo a fare un nuovo piano nucleare? ".

È un discorso di strategia di sviluppo, oltre che di buon senso. Quella del Pd recita: "Dobbiamo concentrare tutti gli sforzi pubblici e privati, senza distrarci in avventure, su efficienza energetica, fonti rinnovabili, risparmio energetico, miglioramento delle tecnologie per le fonti tradizionali come il carbone pulito...".

Green economy, sostegno all’innovazione, incentivi per le rinnovabili: "Su questi temi con il governo Prodi - rivendica Bersani - abbiamo avviato molte cose importanti che poi hanno avuto rispondenza nelle nostre migliori esperienze di governo regionale. E su questi temi dobbiamo chiamare la destra a confrontarsi con noi".

Quanto al nucleare: "Il governo rilancia un piano sbagliato per ragioni economiche e tecnologiche oltre che velleitario, noi avanziamo un’altra idea: la nostra industria di misurarsi con il decommissioning delle centrali e poi dobbiamo capire dove localizzare un deposito di superficie per i rifiuti prodotti dal vecchio nucleare che a breve dovranno tornare in Italia, infine dobbiamo inserirci nella ricerca sulla nuova frontiera tecnologica per risolvere i problemi delle scorie oltre che della dimensione delle centrali e della sicurezza".

17 gennaio 2010

 

 

Piemonte, Bresso smaschera Cota

di ma.ge.tutti gli articoli dell'autore

Roberto Cota, da leghista, del "nucleare di seconda generazione" fa una bandiera. Ma, da candidato alla presidenza del Piemonte, piuttosto che affrontare l’argomento, preferisce darsi alla fuga. "Il problema della localizzazione delle centrali nucleari - assicura il candidato di Lega e Pdl in Piemonte - non è all’ordine del giorno". Davvero? Sarà per questo che la trasmissione Ambiente Italia, il 2 gennaio, ha affrontato il tema in diretta da Trino Vercellese, uno dei luoghi "deputati" ad accogliere il piano nucleare del governo. E il candidato leghista ha preferito non partecipare. "E sì che il mio avversario è uno che va ovunque e lo si trova sempre in tv", osserva la Pd Mercedes Bresso, ri-candidata alla guida del Piemonte, che sulla localizzazione di Trino Vercellese o su quella di Alluvioni Cambiò dice un secco no: "L’una è troppo lontana dall’acqua, l’altra è in un posto alluvionabile e nel mezzo della Pianura Padana".

Alle furbizie del governo che rinvia al dopo-elezioni l’ufficializzazione dei siti risponde in napoletano: "Acca’ nisciuno è fesso". Certo non i cittadini. "Credo che anche Cota debba loro un sì o un no prima delle elezioni e che il governo dovrà tenere conto del giudizio degli elettori". E poi: "La prima cosa che ci deve dire il governo è dove intende mettere i rifiuti del vecchio nucleare che si trovano temporaneamente a Saluggia: quello non può diventare il sito definitivo". In materia energetica le politiche della regione, sotto la guida della Bresso, d’altra parte, sono state molto chiare: "Siamo la regione che in Europa investe di più sulle rinnovabili e sul risparmio, abbiamo finanziato la ricerca sulla piccola fusione nucleare". Quanto al nucleare vero e proprio: "Alla ricerca per individuare forme di nucleare sicuro, che al momento non ci sono, non poniamo ostacoli". È questo il punto d’accordo con l’Udc. "Anche se credo che quella tecnologia tende ad essere superata".

17 gennaio 2010

 

 

 

2010-01-16

Regioni, ricorso alla Consulta "Governo occulta i siti nucleari"

di Marco Bucciantinitutti gli articoli dell'autore

Puoi infiocchettare il nucleare come "l’energia del futuro". E decorare il deposito delle scorie fino a renderlo "un parco tecnologico". Ma non puoi sopportare il peso di una scelta anacronistica e impopolare e così la nascondi: lo sta facendo il governo, fa carte false per fare in fretta le centrali, ma non dice dove - e lo sa, questa l’accusa degli amministratori locali - e tace "perché sono voti persi, a due mesi dalle elezioni". Quindici delle nostre Regioni hanno firmato un documento in cui chiedono al governo di dire ciò che sa, e di sapere ciò che fa.

"Confondono il governare con il comandare". Un’arroganza amministrativa concretizzata nel documento firmato da Raffaele Fitto, ministro per gli Affari regionali e presidente della conferenza Stato-Enti locali, l’uomo di raccordo istituzionale. Il 28 dicembre dimentica il suo ruolo quando sollecita il presidente del Senato Renato Schifani, nel documento che vedete nel riquadro, e in cui scrive: "Le trasmetto, per ottenere il parere delle commissioni parlamentari, lo schema di decreto legislativo sulle localizzazioni ed esercizio di impianti di produzione di energia elettrica e nucleare....sistemi di stoccaggio...approvato... dal consiglio dei ministri del 22 dicembre". Prassi che aveva già allarmato le Regioni (e convinto undici di esse a ricorrere alla Corte Costituzionale). Le prossime righe accelerano: "Le segnalo, a nome del governo, l’urgenza dell’esame del provvedimento....pur se privo del parere del Consiglio di Stato e della conferenza unificata (Stato-Regioni), che mi riservo di trasmettere non appena saranno da me acquisiti".

Pareri

Quella fretta svela lo stato delle cose, con il governo che ha già identificato i siti dove ricostruire la politica energetica nucleare. E quei pareri bistrattati da Fitto sono vincolanti. Il governo chiede l’attuazione del decreto sulle centrali e se ne infischia (o rimanda a giochi fatti) il confronto "politico" con le Regioni e quello "finanziario" con il Consiglio di Stato. "Fitto è il rappresentate della conferenza fra noi e il governo, come fa a scavalcare così sfacciatamente le regole?", si domandano i quattro assessori all’ambiente che si sono trattenuti con la stampa al termine della riunione convocata nella sede romana della Regione Calabria. Sono Filiberto Zaratti per il Lazio, Onofrio Introna per la Puglia, Nicola de Ruggiero per il Piemonte, e il padrone di casa, Silvio Greco. Insieme ad altri dieci colleghi hanno firmato un documento che osteggia nel metodo e nel merito l’incedere del governo. Aderiscono anche amministrazioni guidate dal Pdl, come Molise e Veneto, in odor di centrali o depositerie. Rimproverano il governo di pressappochismo nella relazione illustrativa consegnata al Senato ("Non si fa riferimento né alla quantità delle scorie residue sul nostro territorio né al loro smaltimento", dice l’assessore del Piemonte, territorio che fu gravato dall’80% di questi rifiuti prodotti nel ventennio di sbronza nucleare). Poi c’è la rivendicazione economica ("lo schema compensativo non individua le regioni come destinatarie di alcunché") e soprattutto si prova ad alzare il tappeto, per stanare l’immondizia prima di trovarsela in casa: "Si parla della valutazione ambientale strategica (VAS) prevista dal decreto: che senso ha, se non sono localizzati i luoghi dove fare le centrali?". L’impazienza di Fitto non si sposa con una Vas estesa a tutta la penisola.

I ricorsi

Quindi si sospetta che i siti siano già accertati, ma che esigenze elettorali ne rendano sconveniente la rivelazione. "A noi tocca, ma come fanno a dirlo?", fa l’assessore pugliese, che è informato di sondaggi dalle parti di Ostuni, "il Pdl non ha ancora il candidato alla presidenza della Regione, se gli accollano anche la centrale chi lo vota?". Il consiglio regionale ha deciso per legge (unanime e impropria) la "denuclearizzazione" della Puglia, e il governo ha fatto ricorso: altro indizio. Anche dal Piemonte sono convinti del riutilizzo della centrale di Trino Vercellese. Greco è sgomento per la possibilità di un deposito di scorie in Calabria, "un territorio con 109 comuni a rischio di dissesto idrogeologico". Zaratti urla la contrarietà del Lazio per il nucleare, "da noi, mai", e sa che Montalto di Castro è luogo ideale. "Sia tema di elettorale: le candidate Bonino e Polverini dicano se vogliono la centrale o se si opporranno". Il Veneto teme per Chioggia e ripara con il sostegno a quel documento la mancata prontezza nel fare ricorso contro il decreto legge sul ritorno al nucleare, che escludeva dalle decisioni gli enti locali, prassi confermata nel decreto liquidato a fine anno, e che un gruppo appena più ristretto di queste regioni - 11 - ha impugnato per "incostituzionalità" davanti alla Consulta. "Ennesimo vulnus al principio di leale collaborazione con gli enti locali". Vulnus anche di logica: il Paese sta per tornare all’energia più discussa e non ha neanche uno straccio di piano energetico nazionale.

16 gennaio 2010

 

 

 

 

 

E resta aperto il nodo scorie

di Roberto Rossitutti gli articoli dell'autore

Novanta metri cubi d’acqua al secondo. Una centrale nucleare Epr di costruzione francese da 1600 megawatt per potersi raffreddare, e così funzionare, ha bisogno di poter assorbire 5400 metri cubi d’acqua ogni minuto. Quelle cinque in progettazione in Italia non fanno differenza. Anche per loro stessa quantità. Il particolare non è da poco. I prossimi siti atomici, che il ministro Claudio Scajola ha promesso già dal 2013, devono stare vicini a grandi quantitativi d’acqua. E cioè dove? L’elenco lo possiede gelosamente il titolare dello Sviluppo, l’amministratore delegato dell’Enel Fulvio Conti e pochi altri. Esiste, Conti lo ha anche detto durante una trasmissione televisiva, ma nessuno lo tira fuori. Non prima delle elezioni regionali. Materiale che scotta. Eppure giorno dopo giorno la lista dei possibili siti si assottiglia. In lizza rimangono solo pochi nomi. Tra questi, cinque sono quelli che hanno le maggiori probabilità. Incrociando le indicazioni dell’Euratom (che impone anche una distanza notevole tra le centrali e siti industriali pericolosi), i dati relativi alla sismicità dei terreni, e, appunto, l’apporto di acqua, il cerchio si stringe.

Emilia e Lazio

Dove allora? In Emilia Romagna e in Lazio prima di tutto. Caorso in provincia di Piacenza e Montalto di Castro nei pressi di Viterbo sono quasi certi. Entrambi i siti erano già stati scelti prima che il referendum del 1987 bloccasse lo sviluppo dell’atomo. Montalto è sul mare, Caorso sulle rive del Po. La centrale emiliana avrebbe solo un piccolo problema: presenta delle falde acquifere molto alte. Per tenerle basse, in sicurezza, serve dotarle di pompe. Non è un ostacolo insormontabile. Anche la precedente centrale ne era dotata.

Piemonte, Veneto e Puglia

Anche il Piemonte ha buone chance di vedersi edificare una centrale nucleare in casa. Trino Vercellese è il nome che in molti report era dato come certo. Ma Trino presenta problemi legati a eventuali esondazioni. Non è possibile dunque. Oggi nei palazzi della Regione ne circola anche un altro. Non molto distante dal vecchio sito: Leri Cavour sulla Dora Baltea. Nel paese, un tempo possedimento della famiglia Benso e di cui fu conte Camillo Benso, sorge la centrale elettrica Enel Galileo Ferraris, ultimata negli anni 90 e riconoscibile dalle alte torri di raffreddamento. Nel progetto iniziale doveva essere la seconda centrale nucleare di Trino, ma a seguito del referendum del 1987 venne costruita come centrale a ciclo combinato. Che potrebbe essere riconvertita o chiusa. In Veneto, e siamo a quattro, sembra sempre più certa la localizzazione di un sito presso Chioggia. È sul mare e non presenta troppi problemi di gestione del territorio come Porto Marghera o Porto Tolle, dove c’è un’importante centrale termoelettrica. Tra Brindisi e Ostuni, sempre con la faccia rivolta verso il mare, potrebbe sorgere la quinta centrale. È la preoccupazione che ha espresso l’assessore all’ambiente della Regione Onofrio Introna. La sua inquietudine nasce dal fatto che la zona è da millenni una delle meno sismiche d’Italia, che è ben collegata alla rete elettrica, poco più giù a Brindisi c’è una centrale Enel, e che si sono fatte insistenti voci di sopralluoghi.

Scorie

I cinque nomi non sono i soli in circolazione. Ne girano, in modo insistente, anche altri. Legati, però, allo stoccaggio delle scorie. In Italia, dopo anni di tentativi, non è stato ancora individuato un deposito nazionale, che il decreto chiama "parco tecnologico". Gli scarti precedenti viaggiano ancora tra Saluggia, Borgo Marengo, Trino Vercellese, Borgo Sabotino e il resto dell’Europa, Francia e Inghilterra in testa, dove vengono mandati per essere trattati, depotenziati e poi rispediti al mittente. Dalla Gran Bretagna un primo vagone è atteso nel 2016. E dove finirà? Per ora non si sa. Non esiste un’esatta quantificazione delle scorie già prodotte e di quelle di futura produzione. Esistono però i siti di stoccaggio possibili. Uno in Sardegna, terra con un rischio sismico nullo, nei pressi di Oristano, un altro in Campania, nei pressi di Garigliano e, forse, si pensa anche alla Calabria. Magari questa volta mettendoli sotto terra e non in fondo al mare.

16 gennaio 2010

 

 

 

 

 

 

 

2010-01-15

Bonino: "No al nucleare"

I Verdi appoggiano la candidatura di Emma Bonino alla presidenza della Regione Lazio. La decisione è stata formalizzata al termine di un incontro tra Bonino e il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli nella sede dei radicali. "I Verdi sostengono Emma Bonino - ha detto Bonelli - al centro di questa coalizione. Abbiamo detto a Emma Bonino quali sono le nostre priorità: la tutela dei parchi e l'ampliamento del parco dell'Appia Antica, un piano energetico che dica no al carbone e sì alle rinnovabili, l'inutilità a un nuovo inceneritore ad Albano e un no deciso al nucleare, questione su cui abbiamo riscontrato il suo accordo".

"È stato un incontro molto positivo soprattutto sui contenuti - ha aggiunto il segretario di Radicali Italiani Mario Staderini -. Ci siamo trovati d'accordo su un no fermo al nucleare e sulle rinnovabili come fonti alternative". Al termine della riunione, a cui ha preso parte anche il coordinatore dei Verdi Lazio Nando Bonessio, Bonelli ha annunciato che si candiderà al Consiglio regionale del Lazio "per portare avanti tutte le istanze degli ecologisti".

15 gennaio 2010

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2010-01-20

Nucleare: l'industria italiana si prepara a ripartire, ma la Sicilia dice no

di Federico Rendina

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20 gennaio 2010

"Dai nostri archivi"

Ecco come sarà la nuova Agenzia nucleare

Energia, il Governo non chiude alla tecnologia nucleare

Nucleare: sei mesi per scegliere le nuove centrali

 

ROMA - Affari per tutti con la nuova energia nucleare italiana, afferma il sottosegretario allo Sviluppo Stefano Saglia. Che consentirà per il 2025-2030, quando il piano governativo per generare con l'atomo un quarto dell'elettricità italiana entrerà a regime, una discesa del costo medio dell'energia a 40 euro a megawattora rispetto ai 65 di oggi. Favorendo "gli investimenti, i posti di lavoro, la crescita economica" incalza Saglia aprendo il meeting tra operatori con il quale l'Enea si ripropone per la "qualificazione" delle tecnologie e dei materiali da adottare. Le imprese sono accorse in massa, così come avevano fatto martedì nel "supply chain meeting" in Confindustria.

Volontà e impegno, rispetto a problemi e incognite che non mancano. Non tanto sul fronte tecnologico ma piuttosto su quello, sollevato ieri l'altro in Confindustria, istituzionale. Ed ecco che proprio sul fronte istituzionale la nuova grana viene dalla Sicilia, regione governata dal centro-destra, che proprio ieri si è formalmente unita ai territori che si dichiarano "denuclearizzati". L'assemblea regionale lo ha fatto con un ordine del giorno approvato all'unanimità con l'appoggio anche del governatore Raffaele Lombardo. "Ci batteremo perché in Sicilia non se ne parli nemmeno lontanamente", dice ora Lombardo con una definitiva piroetta rispetto alle tesi pro-nucleari che aveva espresso in nome della sua appartenenza politica.

L'adunata promossa dagli scienziati dell'Enea, guidati dal commissario Giovanni Lelli, suona intanto come un invito al governo perché si proceda con celerità a completare il quadro normativo in vista della scadenza (settembre) del commissariamento dell'ente, disposto proprio per riallinearlo al nuovo scenario nuclearista.

Di sicuro 50 dei migliori scienziati del'Enea dovranno nel frattempo confluire nella costituenda Agenzia per la sicurezza nucleare, il cui statuto doveva essere varato entro lo scorso novembre ma che ancora non c'è. "Stiamo cercando nuovi finanziamenti per darle non solo piena funzionalità ma anche ulteriori prospettive" spiega Saglia, che intanto risponde alle sollecitazioni sui possibili condottieri dell'Agenzia sposando un'ipotesi bipartisan già circolata: Umberto Veronesi. "Sarebbe un'eccellente soluzione, ma prima bisognerebbe chiederglielo ufficialmente. E comunque – ricorda – la decisione spetta alla presidenza del consiglio".

Prudenza e lentezza. Così in Parlamento per l'esame in commissione delle bozze dei decreti legislativi con cui il governo deve attuare le deleghe sul nucleare. Così nei criteri per definire i luoghi delle nuove centrali. "I siti - precisa Saglia – potrebbero essere noti tra circa un anno" quando gli operatori esibiranno le loro richieste sulla base dei criteri che governo e Agenzia nucleare dovranno (appunto) definire. Tema delicato, tant'è che il governo centrale nulla farà, come impongono gli imbarazzanti altolà delle Regioni, prima delle prossime elezioni amministrative.

20 gennaio 2010

 

 

 

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